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Lerrore di Ulisse

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Avevi denti troppo larghi;

ogni tirata d’aria

uno sbuffo di menzogne.

 

Ora dimmi, caro,

tutto questo dove ti ha portato?

 

Ho visto un’ambulanza

sotto la tua casa;

il buio mordeva il cemento,

Penelope fradicia e sfatta

come cartone bagnato.

 

Era questo che cercavi?

 

Oh Ulisse,

calpestasti i fiori nella mia isola segreta,

i fiori tanto amati,

ogni corolla un nodo d’amore…

Non sapevi che ero una maga?

 

Io vedevo…

Itaca era una palude,

Itaca era un pugnale,

una spina secca schiantata

                             nel fianco.

 

Itaca non c’era già più,

forse non era mai esistita

 

e Argo era la morte

da cui eri in fuga.

 

 Vincenzo Corsaro - 28/09/2022 19:29:00 [ leggi altri commenti di Vincenzo Corsaro » ]

Di te mi piace, compresa l’ironia con cui affronti certi argomenti, che usi la mitologia, alla quale sei molto legata, per esporre determinati argomenti e in questo caso hai usato la figura emblematica di Ulisse in cui si rispecchia parte del genere umano. Ovviamente il genere umano è composto da uomini e donne e non solo da "maschietti" per quanto riguarda la furbizia che alla lunga non paga secondo me. Molto piaciuta. Un sorriso per te :)

 Angelo Naclerio - 28/09/2022 19:00:00 [ leggi altri commenti di Angelo Naclerio » ]

Nausicaa -o altra
la voce struggente narra
tempi d’emozioni
che non hanno tempo.

 SilviaDeAngeliss - 28/09/2022 14:31:00 [ leggi altri commenti di SilviaDeAngeliss » ]

Uno sfondo mitologico, in questa originale lirica, che si adatta perfettamente "al genere maschile" spesso subdolo, e interessato...
E’ bello leggerti, cara, un sorriso

 Franca Colozzo - 28/09/2022 01:29:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Dal momento che le poesie a sfondo mitologico mi piacciono, ecco che mi sono soffermata a leggere questa tua. Vivendo sulla Riviera di Ulisse, sono affascinata dalla vicenda di Ulisse e della maga Circe.
Di Ulisse apprezzo il coraggio e l’ardire, celebrato anche da Dante, anche se poi lo colloca all’Inferno (XXVI Canto) per aver ingannato il prossimo. Ma il verso: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” è celeberrimo e ci insegna a sfidare le nostre paure.
Lo sbuffo che tu gli metti in bocca è composto di menzogne, prova della sua natura ardita e, nello stesso tempo, ingannevole.
Purtroppo,di uomini ingannevoli, ma privi di ardire, in giro ormai ce ne sono tanti!

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